L’UPPI ha appreso con soddisfazione la notizia che il Governo nel Consiglio dei Ministri, convocato per oggi, non approverà il secondo decreto delega sul catasto riguardante il nuiovo algoritmo per la determinazione dei nuovi valori catastali per 63 milioni di immobili in Italia.
Ancora una volta l’UPPI ha colto nel segno e ha ottenuto il risultato sperato. La riforma del Catasto è stata bloccata dal Governo perché evidentemente Renzi si è accorto che il nuovo algoritmo presentava notevoli problemi di applicazione e avrebbe messo a rischio il principio dell’invarianza di gettito, principio fondamentale dal quale non si può prescindere anche per evitare ulteriori sperequazioni tra gli stessi proprietari di immobili. Difatti il meccanismo del c.d. algoritmo, sulla del quale determinare i valori catastali, non appare realizzabile attesa la eccessiva eterogeneità di situazioni locali caratterizzanti l’intero patrimonio immobiliare nazionale.
L’UPPI aveva per prima evidenziato, dalle simulazioni che avevano predisposto le proprie Commissioni Urbanistica e Fiscale, che con la riforma così come la si stava portando avanti emergeva un incremendo delle rendite catastali fino a sei volte, facendo quindi venire meno il rispetto dell’invarianza di gettito che era conditio sine qua non per potere dare corso a questa epocale riforma.
Consapevole che la pressione fiscale sugli immobili ha raggiunto livelli insostenibili e che, nel 2014, ha superato i 42 miliardi di Euro con un aumento negli ultimi tre anni del 160%: dai 9,2 miliardi del 2011 ai 23,9 miliardi del 2014, l’UPPI ha ritenuto di dare corso ad una serie di convegni nelle principali città italiane al fine di informare sia i proprietari di casa che i professionisti interessati sull’iter della riforma stessa, convegni che hanno visto la partecipazione oltre che di un numeroso pubblico, anche di politici e della stessa Agenzia delle Entrate. In detti convegni è emerso che non risulta assolutamente chiaro né credibile che la riforma avrebbe dovuto realizzarsi attraverso la c.d. invarianza di gettito stante la assoluta mancanza di dati per la formazione di campioni esaustivi.
In tutti i convegni è emerso che l’aumento della pressione fiscale sugli immobili ha fortemente danneggiato il settore dell’edilizia e delle costruzioni e che non può esserci una vera ripresa in Italia senza una riduzione delle tasse sugli immobili, sopratutto di quelle locali.
Con alle porte l’introduzione della Local Tax dal 2016 che andrà a sostituire l’IMU e la TASI, l’UPPI si chiede se la promessa che le tasse saranno ridotte sia ancora dredibile e per contro non si abbia davvero intenzione di continuare a mettere mano nelle tasche dei piccoli proprietari immobiliari.
Roma, 23 giugno 2015